Ci ho pensato un po’ prima di riprendere in mano la penna (in senso digital/figurato, of course!), ma questa cosa proprio non me la so tenere dentro, devo parlarne… a discapito di chi vorrà perdere cinque preziosissimi minuti leggendola!
Parlo di radio, del mio primo vero grande amore mediatico. [Sigh! Sob! Sniff!]
Perché per tanti anni in Italia ci hanno fatto credere che chiunque potesse farla, dalla velina alla Miss, dall’ex calciatore all’ex nuotatore all’ex comico del Bandiera Gialla al blogger dell’ultimo minuto che non sa che fare a parte il blogger (e potrei continuare con un elenco di persone senza alcun tipo di preparazione che in Italia hanno avuto e hanno la possibilità di stare dietro a un microfono…), con un cambio/scambio tv/radio che nemmeno i peggiori voltafaccia subiti nella mia vita!!!
…e oggi ci dicono che per fare radio non basta una buona voce, ma c’è bisogno di una preparazione mirata, speciale, tecnica e culturale. E sono pure d’accordo!
Diciamoci la verità, però, nessuno ha scoperto l’acqua calda, tantomeno RDS e SKY che ci hanno addirittura tirato fuori un programma televisivo: #RDSAcademy (stasera c’è l’ultima puntata e io me la vedo).
Un’accademia a tutti gli effetti, con le lezioni, gli esercizi e le prove… ad eliminazione, ovviamente, altrimenti il programma non avrebbe senso di esistere.
Se vi danno fastidio le markette, non è il programma che fa per voi: una banca on line di cui non farò il nome ci ha messo il segno ovunque!
Una cosa che non mi è piaciuta: non credo che, nonostante l’impegno dei coach (Beppe De Marco, I love you!) e la predisposizione degli aspiranti speaker, in poche settimane si possa passare dal fare la commessa in un paesello dell’entroterra calabrese (è un esempio a caso!) al fare la speaker in radio con la stessa nonchalance con cui Valeria Marini passa da un marito a un altro, senza passare dalla Sacra Rota!
[Poi, su quello che non conosceva il nome del leader dei Rolling Stones si dovrebbe scrivere un capitolo a parte!]
Una cosa che mi è piaciuta: toppare una prova, non essere in grado di rispondere a una richiesta del momento, seppure con una settimana di lavoro e preparazione alle spalle, ha fatto andare via anche persone naturalmente predisposte per questo mestiere. Il che ci da l’idea che magari non è proprio tutto tutto finto (come le unghie della Pettinelli… non me ne voglia! Ma tanto lei non sta mica qui a leggere ste farneticazioni!!).
Quello che ho capito, ancora prima che a qualcuno venisse l’idea di fare il programma, è che la radio è predisposizione e passione sì, ma soprattutto è preparazione, studio, lavoro, conoscenza, impegno, dedizione… motivo per cui mi arde un fuoco dentro, ma proprio bruciore di stomaco, quando sento Cristina Chiabotto (bellissima fuori e pulitissima dentro) o Amadeus in radio… direte voi che sto ascoltando le radio sbagliate. Può essere!
Ciò che mi fa strano, in questo caso, è la storia della TV che fa l’occhiolino alla radio… dopo averci convinto che possiamo essere tutti cantanti e che possiamo essere tutti chef, non provate a convincerci che possiamo essere tutti speaker, perché questa è tutta un’altra cosa!
La scena che mi viene in mente è abbastanza divertente: a parte aver confermato la mia teoria sulla radio, mai “superata” da altri media e semmai da essi supportata, e smentito (e di brutto) i The Buggles, come minimo mi aspetto che questa operazione dia il via a un’ondata di persone, spesso completamente incapaci di stare coi piedi per terra e valutare con obiettività le proprie competenze in questo campo (tipo la messinese che non aveva idea di come si chiudessero le vocali!), pronte a buttar giù le porte a vetri di RDS urlando #vogliofarelaradioancheio!